13.05.2017 – Marta y Micò/Lello Voce

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Teatro Spazio Bixio - ore 18.00

POESIA & MUSICA
MARTA Y MICÓ
(SPAGNA)
A cura di Elisa Sartor
LELLO VOCE
(ITALIA) con FRANK NEMOLA
A cura di Marco Fazzini

 

Marta y Micó è un duo composto da Marta Boldú alla voce e José María Micó alla chitarra. Micó è poeta, traduttore e professore di Letteratura spagnola presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Ha pubblicato numerose raccolte di poesie, tra cui La espera (Premio Hiperión nel 1992), Letras para cantar (1997), Camino de ronda (1998), Verdades y milongas (2002), La sangre de los fósiles (2005) e Caleidoscopio (Premio Generación del 27 nel 2012). Dopo una pluripremiata versione spagnola dell’Orlando furioso (2005), Micó si è dedicato alla traduzione della Divina Commedia di Dante, attualmente in corso di stampa. Filologa di formazione e a sua volta docente di Letteratura spagnola, Marta Boldú si è perfezionata come cantante studiando tecniche vocali e interpretazione con Montse Franco e Bibi González; si è esibita in Spagna, Italia e Argentina. Il duo esordisce nel 2013 con lo spettacolo Caleidoscopio, proponendo una rielaborazione musicale di alcune poesie tratte dall’omonimo libro di Micó. Marta y Micó hanno all’attivo due dischi: la raccolta di tanghi En una palabra (2015), che contiene due brani scritti dallo stesso Micó, e il recente Memoria del aire (2016), che accoglie invece ritmi che spaziano dal blues al valzer ed è interamente composto da Micó, con la partecipazione speciale di Joaquín Sabina.

Lello Voce (Napoli, 1957) è stato tra i fondatori del Gruppo ’93 e della rivista “Baldus”. Ha pubblicato molti libri e CD di poesia e di Spoken Music, tra cui Farfalle da combattimento (1999), Fast Blood (2003, Premio Delfini), Piccola cucina cannibale (2012, Premio Napoli), Il fiore inverso (2016, Premio Pagliarani), in collaborazione con Frank Nemola, e altri artisti come P. Fresu, M.P. De Vito, Michael Gross e Claudio Calia. Voce è stato tradotto in molte lingue ed ha importato, nel 2001, il Poetry Slam in Italia. Anche per quest’ultimo lavoro la scommessa di Voce è quella di rilanciare e rinnovare la poesia, restituendola alle sue origini quando, prima di farsi muta migrando nelle terre silenti della letteratura, era un’arte essenzialmente orale che, nel ritmo delle parole e nell’abbraccio della comunità, disvelava appieno il suo significato, culturale e politico allo stesso tempo. La musica che ascolterete - quella delle parole e quella dei puri suoni – non vuole pertanto ‘accompagnare’ ma piuttosto ‘tradurre’. La musica illumina le pieghe del linguaggio, le zone oscure su cui si fonda, ma che nessuna parola può esprimere, perché ogni vera poesia è sempre un po’ analfabeta: è il ‘fiore inverso’, nella metafora del provenzale Raimbaut d’Aurenga, l’unico a sbocciare con le radici protese verso il cielo. Un ‘libro da leggere con le orecchie’, dunque, lasciandosi attraversare dai suoni, ballando, con i propri piedi e con il proprio corpo, i ’piedi’ dei versi che il poeta ritma con la sua voce, accordandola alla musica.

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