12.04.2019 – Seamus Heaney

Libreria Galla 1880 - ore 18.00

Seamus HeaneyTraduzione di una traduzione: Eneide, libro vi
→ Presentazione d’un libro prezioso del Nobel irlandese, curato da Marco Sonzogni
→ La traduzione di questa traduzione è di Leonardo Guzzo e Giovanna Iorio
→ Prefazione di Alessandro Fo. Postfazione di Teresa Travaglia

Nei suoi ultimi anni di vita (è morto nel 2013) il poeta irlandese Seamus Heaney, premio Nobel nel 1995, si è dedicato a un’impresa singolare: riscrivere il libro VI dell’Eneide, che racconta la discesa nell’oltretomba del protagonista, l’eroe troiano Enea, l’incontro col padre Anchise, la predizione delle future glorie di Roma. Un omaggio alla memoria di suo padre e all’incontro giovanile (e decisivo) con la poesia di Virgilio, che Heaney ha curato con estrema dedizione facendone la metafora di un percorso personale e collettivo.

Inedito in Italia, “Eneide, Libro VI” vede ora la luce grazie alla casa editrice Il Ponte del Sale, nella traduzione realizzata da Leonardo Guzzo e Giovanna Iorio, con la supervisione di Marco Sonzogni (già curatore del Meridiano Mondadori dedicato a Heaney) e il contributo di Alessandro Fo, latinista ed esperto di Virgilio. Lontano dall’essere un puro “divertissement crepuscolare”, il lavoro di Heaney costituisce una sorta di testamento letterario. Di pari passo, la sua traduzione italiana non è l’esercizio velleitario che Foscolo rimproverava a Vincenzo Monti, “gran traduttor dei traduttor d’Omero”; mira invece a districare, rappresentare e magari arricchire, con l’apporto di una lingua italiana il più possibile moderna, una mescolanza letteraria e culturale di altissimo livello. Quella tra Virgilio e Heaney, con tutto il portato della sua poetica e della sua esperienza personale; ma anche tra il latino e il “ferro sassone”, tra la cultura celtica e la civiltà mediterranea. “Eneide, libro VI” è un’opera dall’attualità eccezionale e forse imprevista al momento della stesura: un manifesto della commistione – linguistica, culturale, sentimentale – che deve rappresentare la base autentica di un’Europa dei popoli.

 

 

I commenti sono chiusi